Il rumore è una delle principali cause di malattia professionale all’interno dell’ambiente di lavoro.
Il danno più conosciuto è la perdita dell’udito ma, a seconda dell’intensità del rumore, della sua frequenza e del tempo di esposizione, vi sono altri effetti nocivi.
In ordine crescente si classificano i seguenti effetti:
- Fastidio (annoyance): è un effetto di allarme per le persone più sensibili che ritengono il rumore superiore alla soglia di normale tollerabilità e lamentano un’interferenza con la loro attività, non è facilmente oggettivabile.
- Disturbo: fenomeno di allarme che preavvisa potenziali effetti irreversibili di danno, si hanno fenomeni reversibili e oggettivabili.
- Danno: effetto irreversibile ed oggettivabile.
Il rumore inoltre può agire anche su altri organi del corpo ad esempio può interagire con:
- sistema endocrino
- sistema nervoso centrale
- psiche e comportamento
- apparato cardiovascolare
- apparato gastrointestinale
- apparato respiratorio, ecc.
Si valuta che intorno a 50 dB(A) nella maggior parte della popolazione si nota una reazione di fastidio e malessere causata dall’esposizione al rumore. All’intensificarsi del rumore si sono notati fenomeni di irritabilità e stati di aggressività su soggetti predisposti.
Il rumore, a livelli espositivi superiori a 80 dB(A), disturbando le comunicazioni verbali e l’ascolto dei segnali acustici di sicurezza, può comportare un possibile infortunio sul posto di lavoro, oltre ad aumentare la fatica mentale e diminuire l’efficienza del rendimento lavorativo.